DESCRIZIONE
“Mi chiamavo Suor Giovanna della Croce.
E con il suo antico nome, uscito quasi per forza dalle sue labbra, dagli occhi velati della vecchiaia, sul volto consunto, due lacrime lente scesero, caddero nel piatto della carne.
Col capo sul petto, invece di mangiare, la vecchia lasciava scorrere le più amare lacrime della sua vita, col suo nome."
Dopo trentacinque anni di vita claustrale nel Monastero di Suor Orsola Benincasa, le monache dell'Ordine delle Trentatré si vedono costrette a rompere il giuramento e a far ritorno nel mondo a causa di un provvedimento dello Stato che determina la requisizione dei beni ecclesiastici.
Siamo a Napoli e Suor Giovanna della Croce, appena sessantenne, si ritrova spogliata della vita monacale, costretta a soggiornare a casa della sorella e a sopravvivere con una misera pensione passatale dal Governo che la porterà a cercare dei piccoli impieghi, nonostante l'età avanzata, per poter tirare avanti.
Con grande autenticità Matilde Serao dà voce a una storia reale e difficile perfino da immaginare, che va dritto al punto e non teme mai di toccare argomenti scabrosi e scomodi.
È un libro che gioca a carte scoperte, diretto e doloroso, senza veli, che narra di una Napoli povera e di uno Stato che non si preoccupa affatto delle donne sole.
Ci sono anime malinconiche dai cuori straziati, di cui nessuno si accorge.
Il clou del romanzo, però, lo si trova nell'ultimo capitolo dove tutto il male che percorre il mondo si accanisce sulle anime semplici.