DESCRIZIONE
5 maggio - 13 giugno 2025
Sale espositive del 2° piano della Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste (Largo Papa Giovanni XXIII, 6)
Orari: lunedì - giovedì: 8.30 - 18.30 venerdì: 8.30 - 13.30
Inaugurazione 5 maggio 2025 - ore 17.30
a cura di F. Rosso e intervento di F. Luser
William Blake, poeta e artista visionario inglese, alla fine del ‘700 “inventò” il libro d’artista componendo a mano e fondendo testi e immagini, creando opere ermetiche e insieme vitali.
Ma sarà il Futurismo, all’inizio del ‘900, a concettualizzare la smaterializzazione del libro tradizionale, realizzando una sorta di trasfigurazione in forme e materiali per esaltare il contenuto di un libro=oggetto artistico, evocando nuovi significati inusuali, esaltando il valore creativo insito del libro stesso. Più avanti, Bruno Munari nel 1950 realizza i “libri illeggibili”: indagando contenuto e formato del libro rinuncia alla componente testuale a favore di una comunicazione esclusivamente visiva.
All’inizio degli anni ‘70 il libro d’artista comincia ad essere riconosciuto come genere a sé conquistando un riconoscimento critico. Il libro d’artista diventa protagonista di una certa rivoluzione dell’arte e dell’espressività creativa, si rivela ambiente ideale per una libera sperimentazione e vetrina di una autonoma impostazione estetica ed intellettuale. È un “oggetto ribelle” che coniuga più codici linguistici, assume sembianze teatrali, coagula forme, approcci e significati. Può diventare un diario di bordo emozionale dell’artista: lo si riconosce in questa Rassegna di Patrizia Bigarella che propone una selezione dei libri d’artista da lei realizzati dal 2013 ad oggi. L’artista ha focalizzato la sua espressività creativa su questo tipo di realizzazione artistica, elaborando pensiero, studio, tecnica esecutiva e scelta dei materiali. L’esito è rappresentato da oggetti unici, che mutuando la sua passione per la lettura, sposano immagini e letteratura condividendo un minimo comune denominatore rappresentato dal racconto della contemporaneità e della denuncia di certe scelte scellerate compiute dall’uomo che portano alla distruzione di altri uomini, degli animali e della natura, attraverso metafore, simbolismi e codici visivi. “Paolina Hirschmann” è lo pseudonimo scelto dalla Bigarella per raccontare storie di uomini attraverso l’uso metaforico di animali: con lo stesso approccio concettuale configura teatrini che testimoniano una certa diffusa “fiera della vanità” che lei intravede in certi comportamenti umani stigmatizzati con velato disprezzo.
Con i suoi lavori ci dice di non credere più di tanto nelle creature umane e in un futuro sereno: però intende lottare per i suoi sogni e fare la sua parte per contribuire ad un mondo migliore. Ecco che i suoi libri d’artista diventano il medium attraverso il quale comprendiamo come l’artista sta al mondo e di come lo vive: con sensibilità, intelligenza creativa, attenzione responsabile e partecipata ai tempi che stiamo vivendo. /Franco Rosso