Chi è stato il primo ad usare il termine “libroterapia”?


Spesso il primo uso del termine viene attribuito ad uno dei fratelli Menninger, che indubbiamente sono stati due personaggi fondamentali per lo sviluppo della metodologia, ma la paternità della parola va attribuita a Samuel McChord Crothers, che la usò nell’agosto del 1916 in un articolo per Atlantic Monthly. L’articolo del reverendo presbiteriano, intitolato “A literary clinic”, intendeva per “biblioterapia” l’assegnazione di libri per facilitare i processi di guarigione, e descriveva una serie di casi seguiti da un medico di sua conoscenza, Bagster, che aveva fondato quello che lui stesso chiamava “Bibliopathic institute”. Crothers scrive che un giorno, entrando nella sagrestia della chiesa di Bagster, aveva trovato il seguente cartello “Bibliopathic Institute. Trattamento con i libri a cura di competenti specialisti”: il programma biblioterapico prevedeva la lettura, seguita da un dialogo con un medico o con un gruppo terapeutico. Bagster, a quanto emerge dall’articolo del 1916, era entusiasta del trattamento, specialmente con pazienti con problemi affettivi e di dipendenza, anche se riconosceva la non esistenza di dati scientifici a supporto della sua efficacia. (fonte Rachele Bindi – psicoterapeuta)

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