DESCRIZIONE
Il giorno 24 aprile 2018 la classe IV D del liceo scientifico statale G.B. Vico di Napoli ha partecipato ad una lezione interattiva tenuta dalla psicoterapeuta Maria Concetta Mingiano e dalla prof.ssa Bruzzese nell???aula del museo di fisica dell???istituto.
Lo scopo di tale progetto era realizzare un dibattito in merito all???idea di felicit?? espressa dal filosofo Epicuro (341-271 a.C.) nella sua celebre ???Lettera a Meceneo???, da molti conosciuta come ???Lettera sulla felicit?????.
Nei giorni precedenti alla discussione, infatti, era stato assegnato a noi studenti il compito di leggere tale lettera in modo da sottolinearne le frasi secondo noi pi?? importanti e significative.
La lezione ha avuto inizio grazie all??? intervento della psicoterapeuta dell???AIED di Napoli la quale, dopo essersi presentata, ha subito chiesto alla classe le impressioni e i pareri riguardo il concetto di felicit?? del filosofo ellenistico.
Partendo da questa domanda, sono state affrontate 3 diverse tematiche, tutte di carattere prettamente filosofico:
- La conoscenza come prerogativa fondamentale per essere felici;
- La paura della morte;
- Il piacere e la visione ???edonistica??? del filosofo.
I vari interventi riguardo il primo punto del dibattito hanno introdotto la dottrina dell??????eudemonismo???, propria di Epicuro e pi?? in generale di quasi tutti i filosofi greci ed ellenistici, secondo la quale il raggiungimento della felicit?? ?? lo scopo fondamentale di ogni uomo.
Per realizzare tale scopo bisogna ricercare, ovvero svolgere quell???azione che ?? per tutti noi un??? ???ars vivendi??? (arte di vivere) grazie alla quale si utilizzano intelletto, ragione e sensi per poter andare oltre ci?? che ci circonda e superare le apparenze.
Fare ci?? comporta abbandonare la falsa idea di felicit?? che abbiamo, intesa come banale piacere momentaneo, e arrivare ad una vera felicit?? che, nella sua eternit??, corrisponde proprio alla conoscenza.
Da ci??, la prof.ssa Bruzzese ha scritto alla lavagna l???equivalenza: ricercare = conoscere = felicit??, riassumendo al meglio il concetto espressosi durante questa prima fase di discussione.
Continuando la lezione si ?? arrivati ad affermare che, cos?? come la conoscenza, anche il non avere paura della morte ?? fondamentale per essere felici.
Secondo Epicuro, infatti, vivere nell???attesa e nella paura non fa altro che deviare il naturale percorso della ricerca umana, facendo s?? che quest???ultima non sia pi?? volta alla felicit?? ma all???impossibile raggiungimento di risposte a quesiti esistenziali come: chi siamo, da dove veniamo, cosa ci sar?? dopo la morte.
Il filosofo afferma semplicemente che l?? dove ci sar?? la morte noi non ci saremo, l?? dove ci siamo noi la morte non c?????.
Dobbiamo, infatti, abituarci al fatto che la morte non ?? nulla e n?? tantomeno dobbiamo temerla, ???dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non ?? che la sua assenza??? (dalla ???Lettera a Meceneo??? di Epicuro).
Bisogna quindi vivere nel presente, dando pi?? importanza alla qualit?? della nostra vita rispetto alla sua durata.
Questo concetto viene chiaramente espresso nella dottrina del ???Carpe Diem??? di Orazio, la quale non ?? altro che un???esortazione alla vita e, pi?? in particolare, un invito a cogliere il momento nutrendo quanta meno fiducia ?? possibile nel futuro.
Oggi, questa celebre espressione del poeta latino ?? stata travisata in un senso molto pi?? estremo e meno etico, arrivando ad essere un mezzo per giustificare ogni azione non tanto pi?? in funzione della ???fuggevolezza??? del tempo ma in funzione di un godimento spropositato e privo di qualsiasi legge morale.
Questa digressione ?? utile a capire al meglio il terzo punto affrontato nel dibattito.
Secondo la visione edonistica di Epicuro, infatti, la felicit?? coincide con il piacere solo quando quest???ultimo pu?? definirsi ???catastematico???, ovvero quando non prevede n?? il turbamento dell???anima n??, tantomeno, il dolore fisico, ovvero nelle condizioni di atarassia e aponia.
In poche parole, quindi, anche Epicuro pensa che vivere il presente non significa godere nell???esagerazione in quanto anche la gioia e l???euforia, che esso comporta, prima o poi finiranno, tramutandosi in emozioni negative di uguale intensit?? che creeranno turbamento nel nostro animo.
Il filosofo propone, quindi, un attento calcolo del piacere che porta a soddisfare solo i bisogni naturali e necessari legati alla sopravvivenza, rifiutando quelli naturali e non necessari o, peggio, non naturali e non necessari, ovvero i bisogni ???vani???, cio?? legati a desideri artificiali come la gloria, la potenza, gli onori???
Purtroppo una sola ora non ci ha permesso di discutere pi?? a lungo riguardo tutte queste tematiche filosofiche ma, nonostante il poco tempo a disposizione, l???interesse da parte di noi studenti della IV D ?? stato notevole e siamo contenti di aver partecipato tanto attivamente a una lezione in